K2 2004 - 50 ANNI DOPO e k2 SIEMENS EXPEDITION

Il presidente Fabio Troi e Gianni Marzetta hanno preso parte alla "Siemens Expedition K2" che dal 18 luglio al 9 agosto ha raggiunto "Casa Italia" ove hanno festeggiato, con i ricercatori e gli scalatori della spedizione ufficiale, K2 50 Anni dopo, guidata da Agostino Da Polenza (primo italiano a salire il K2 dallo spigolo Nord) la riconquista della Cima cinquant'anni dopo.

Dopo l'arrivo all'aeroporto di Peshawar, il trasferimento ad Islamabad e successivamente dopo una giornata di viaggio, l'arrivo a Chilas. Da qui con la Karakorum Highway, venti ore lungo una delle strade più impressionanti, fra strette gole e canyon, a picco sopra le acque limacciose del fiume Indo, uno dei più grandi della terra fino a Skardu.

"Scarichiamo i bagagli al Motel K2, dove siamo alloggiati. È delizioso ed improvvisamente ci riporta alla scopo primario della nostra avventura: ovunque ricordi ed immagini delle spedizioni al K2.
Qui ha alloggiato la spedizione del
'54 guidata da Ardito Desio, qui la spedizione italiana di oggi, guidata dall'amico Agostino da Polenza, ha lascito le sue insegne e i suoi striscioni.
È già ora di ripartire. La mattina seguente, come preannunciatoci, ci aspettano alcune Jeep e diverse ore di sobbalzi per raggiungere la località di Askole".
Il giorno dopo finalmente, zaini in spalla, ci mettiamo in marcia.
Sono relativamente leggeri, niente al confronto del peso, almeno 25 chili, trasportato da ogni portatore.
Oggi la quasi totalità dei portatori lungo i sentieri del Baltoro è rappresentata da
Baltì. Sono duri e forti gli uomini che vivono aggrappati a queste montagne, dove la vita va conquistata giorno dopo giorno, senza garanzie né sicurezze.
Per generazioni questa popolazione di antica stirpe e cultura tibetana è vissuta isolata in questo mondo di rocce e sassi chiamato Baltistan, nascosto e protetto dalle montagne.
A differenza delle valli himalayane nepalesi, l'appartenenza di questa popolazione alla religione musulmana di credo sciita, limita drasticamente le attività femminili.
Questi uomini vivono per lunghi periodi da soli, lontani dalle famiglie e il trasportare pesanti carichi per le spedizioni consente loro di guadagnare quel tanto da permettere ad interi gruppi famigliari di sopravvivere per tutto l'anno.

Da Askole si viaggia in un deserto d'alta quota, con temperature torride, che sfiorano i 40 gradi. E di ombra neanche a parlarne, sono valli che vanno da est a ovest, il sole picchia duro dall'alba al tramonto.
Si costeggia il Braldo, che convoglia verso l'Indo tutte le acque dei ghiacciai del Baltoro, sospesi a mezza costa sugli enormi muri di sabbia costruiti dal fiume.
Il percorso, che sulla carta sembra piatto, in realtà si presenta con innumerevoli saliscendi, con torrentelli che attraversano, incidendolo, il greto alluvionale.
La notte per fortuna è tiepida, il cielo è limpido e coronato di stelle luminose e la luna accende le cime bianche di neve.
La vista del ghiacciaio del Baltoro, con la sua enorme bocca da cui il Braldo esce già impetuoso e marrone, fa sperare in una camminata meno faticosa.
Pia illusione, si riparte su e giù per morene e morene, ghiaia e sassi, sassi e ghiaia. Ma è la polvere il nostro peggior nemico, un vero flagello da cui non ci si può salvare, che intride i vestiti, annebbia la vista, penetra naso e polmoni, rendendo il respiro, già provato dall'altura, un'impresa.
Intorno centinaia di cime e di cuspidi appuntite, ghiacciai pensili e seraccate, le più senza nome e molto probabilmente, mai salite.
Ci hanno dato il benvenuto i Paiju Peaks ed i pinnacoli e le guglie delle Torri di Uli Bahjo, ma il tramonto che dallo scenografico balcone di
Urdukas, aggrappato ai fianchi verticali del Masherbrum è indescrivibile ed indimenticabile: le rosseggianti cattedrali del Baltoro e dietro, i campanili strapiombanti ed inarrivabili delle Torri di Trango.
Finalmente il ghiacciaio, liberato dall'opprimente pietrame, lascia comparire la sua bianchezza.
L'acqua, ora limpida, scorre in greti azzurri scavati nel ghiaccio perenne. Ma non si può bere.
E le famose vele di giaccio emergono imponenti e solitarie, per poi susseguirsi in fantastiche serie continue.
Gruppi di tende colorate ci aspettano in ordine sparso in quella che da lontano sembra una piana.
In realtà è un grande crinale morenico dove confluiscono fiumi di ghiaccio e morene, separati da forre e torrenti sotterranei. Centro ideale di quell'universo chiamato Baltoro:
Circo Concordia.
Tutt'intorno panorami che nessuna fantasia può descrivere.
Nessun luogo della Terra è paragonabile, per grandezza e maestosità, alle incredibili scenografie naturali di questo luogo. Una corona di 8000, dalla muraglia del Broad Peak, al G IV e al gruppo degli altri Gasherbrum seminascosti, dalla Torre Muztagh al Masherbrum, al Chogolisa.

E finalmente, come nella più riuscita delle rappresentazioni teatrali, le coltri di nubi si diradano ed illuminato dal chiarore della luna compare in tutta la sua maestosità il
K2.
Spettacolo incantevole, da far trattenere il respiro e degno epilogo di questa bella avventura.

Quanto sei bello K2, ma quanto è stato bello arrivarci!

Dall'alto:Circolo Concordia, sullo sfondo il K2; l'immensa piana di Skardu attraversata dal Fiume Indo; la strada sul Canyon; fra fiumi di ghiaccio e morene, il campo con le nostre tende; un portatore sosta lungo il sentiero verso il Campo Base. 

Sopra: foto di gruppo a Casa Italia con il ministro On. Gianni Alemanno e il sen. Fausto Giovanelli.

Sopra: da sinistra: Fausto Giovanelli, Kurt Diemberger e Gianni Alemanno al K2.

Nella foto sopra, Fabio Troi consegna il gagliardetto del gruppo Avis Siemens al ministro Gianni Alemanno. Con loro nella spedizione, anche il Senatore Fausto Giovanelli.

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